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      Sono uomo – che sovente è impedito nel fare il bene quando vuole, ma che sa fare il male quando anche non vuole.
      La notte nella quale senza vederti in faccia, dal suono della voce, ti dissi scellerato, per certo non m'ingannò l'intelletto; tuttavia non conobbi allora, nè posso conoscere adesso, di quale specie sia cotesta tua iniquità: io non so se tu sii malvagio stolto, o malvagio sapiente, se per arte, o per natura; tu mi apparisci come un sembiante truce mezzo coperto dal mantello, come uno spettro più che metà confuso nel buio; ogni tuo sguardo porta affanno; ogni parola, trafitta nel cuore: s'è vero che vivono serpenti, di cui il fiato ha valore d'irrigidire i sentimenti, tu ne sei certamente uno in forma di uomo.
      Cavaliere, se la esaltazione del sangue derivata da finta sventura vi rese una volta facile all'oltraggio, e me per compassione paziente a soffrire, pensate che non sempre a voi sarà dato oltraggiare, quantunque in me non sia per venire meno la virtù di tollerare. V'è un occhio che vede i torti del debole, e una mano che gli ripara.
      Ch'io la vegga una volta.
      Potreste sostenerne la vista? Ella vive quantunque nascosta: il fulmine da man celata scende.
      Il suono col quale il pellegrino discorreva queste ultime parole fu talmente diverso da quello adoperato finora, che Rogiero lasciò cadersi come spasimato col capo sopra la tavola. Al punto stesso il pellegrino accennando con gli occhi e con la persona a due dei suoi compagni, fece sì che si levassero in piedi, e andassero prestissimi a situarsi ai lati della tavola di Rogiero.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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