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      Rogiero le guardò: – belle le aveva fatte la Natura, più belle le faceva quell'atto di preghiera; egli era nato per queste sensazioni; dette un gemito, e gli parve di sentirsi confortato da lungo riposo; per alcuni istanti non vide che a traverso le lacrime le quali gli ingombravano gli occhi: già stava per parlare pacato più che non soleva, e coloro che lo tenevano lo avrebbero volentieri lasciato a patto di salvare la vita, allorchè quel pellegrino, che conobbe il pericolo della situazione, si mise a predicare: "Non v'inganni questa apparente tranquillità, fratelli; – oste, porgetemi l'acqua benedetta; – osservate, signori, quanta sia la malignità dello spirito infernale, che mostra di ritirarsi al punto di sentirsi vinto; vedrete come è per iscontorcersi allo spruzzo dell'acqua santa." E presa dell'acqua, la gittava nel volto a Rogiero: "Ne reminiscaris, Domine, delicta nostra, neque vindictam sumas de peccatis nostris: dite il Pater noster."
      Uccidetelo,
      fuori di senno esclamava Rogiero "trapassate quel Longino, quel feritore dei costati innocenti...."
      Et ne nos inducas in tentationem.
      Sed libera nos a malo.
      Amen. Oremus...
      ripeteva il pellegrino.
      Ah! questo non può sopportarsi!
      gridò furiosamente Rogiero, e voleva fuggire dalle mani di quei carnefici, e uccidere od essere ucciso. Il suo stato è più agevole immaginare che dire; forse alcuno potrebbe formarsene idea, sapendo che molti di coloro che passavano per valorosi fuggirono via, facendosi grandi segni di croce. Oggimai aveva esaurito ogni genere d'imprecazione che la mente offesa può cacciare in bocca al disperato, e il finto pellegrino con empio abuso messo in opera più volte i santi esorcismi, nè il Demonio se ne andava, perchè non v'era.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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