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      I ribaldi volgevano di tanto in tanto gli sguardi alla porta per vedere se la calca diradasse, e darsela a gambe: ell'era di fatti assai diminuita, pure la rimasta dava tuttavia da pensare. L'oste in quel caso parlò al pellegrino le seguenti parole: "Messer pellegrino, voi come cherico sapete meglio di me, che per esorcizzare i demonii non basta la santità della vita, che si richiede anche la facoltà della grazia; – voi forse avrete ricevuto il potere di cacciare i demonii minori, e questo sarà certamente sopra le vostre forze."
      Il pellegrino si morse il labbro inferiore in pena di non avere immaginato egli primo codesto espediente; nondimeno pensò valersene, e in vista dimessa riprendeva: "Ecco, che la polvere aveva dimenticato la sua umiltà, e Dio ha punito la sua presunzione. E chi sono io povero peccatore da volere imprendere miracoli concessi solamente ai Santi del Signore? Chi, per omettere le sacre cirimonie, la stola, e le altre cose, che si richiedono all'ufficio dell'Esorcista? Fratelli, si vuole una grazia maggiore della mia onde liberare questo tribolato; sarebbe mio consiglio condurlo in parte dove se gli potessero applicare addosso Reliquie dei Santi, e Agnus-Dei."
      Finite che ebbe queste parole il perfido pellegrino, la plebe grossa cominciò a gridare: "Meniamolo a Sant'Agata, sul corpo di Santo Menna: – ha fatto tanti miracoli, perchè non farà anche questo?"
      A Sant'Agata! – a Sant'Agata!
      ripeterono tutti; e se i ribaldi lo gridassero di cuore non è da dirsi, imperciocchè ad ognuno di loro paresse sentire la stretta del capestro alla gola.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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