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      ... Se la donna, che con la prima colpa chiamò sopra il suo capo e sul nostro la morte, fosse risuscitata alla vita, e dalla sponda del sepolcro vedesse i fatti dei feroci che uscirono dal suo fianco, si coprirebbe spaventata con la lapide invocando di morire un'altra volta. Già i nostri padri convennero in campi scellerati a trarre diletto dalla soffrente natura82, e applausero a fraterni omicidi; ma i nostri padri furono detti barbari: raguna dunque, tu che lo puoi, tutte le tue tempeste in un punto; abbandonati nel tuo furore sopra la creazione, – tra i frantumi dei mondi che la sovrastano sia sepolta la terra, – distruggi l'uomo, e la sua memoria; – il solo momento nel quale ti potremo lodare sarà quando la vita, che muore accolta su l'estreme labbra, aspetta un sospiro per volare là dove stanno le vite che devono nascere83; e se non puoi sopportare sola la tua eternità, e se godi ad essere esaltata nelle preghiere, e negl'incensi, deh! non creare, ti scongiuro, non creare più la belva che ha la ragione...."
      Riferiremo più innanzi le parole di quel travagliato? Noi pensiamo che già troppe sieno le riferite per dimostrare quanto la sua niente aberrasse dal dritto cammino, e come angustiato da soverchio dolore, divenuto cieco dell'intelletto, trascorresse con empio, o, per dire più rettamente, con istolto consiglio, a bestemmiare più tosto che a supplicare quel solo che potea sovvenirlo.
      Poichè ebbe consumato le querele, si pose di nuovo a giacere sul terreno, e disperatamente tranquillo stette ad aspettare la morte.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699