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      qui strinse due volte la mano di Rogiero "e più della gioia di esserne liberata" aggiungeva "è potente il timore di ricadere nel delirio."
      Oh! non dirlo, io ne morrei di dolore: – parla, bella infelice, quale angiolo ha condotto i tuoi passi nel carcere del tuo povero Rogiero?
      Tutto era guasto, sana soltanto la parte che rispondeva al tuo nome: udii Rogiero. – io non mi sovvengo più oltre.... mi svegliai tra le tue braccia.
      Si amavano tanto, diranno i futuri, e l'amore fu indarno....
      Indarno!
      Rogiero non rispondeva.
      È egli amore quel tuo che abbisogna del sacramento, affinchè non si sciolga? che cerca il suo premio nel piacere, come l'operaio la mercede? S'egli è così fatto, tu amasti indarno.... io ebbi tutto quello che l'amore può dare, quando le mie labbra si accostarono alle tue.
      Rogiero, traendo soavemente il suo braccio di sotto a quello di Yole, glielo cinse al collo; con la manca le prese la destra, e se l'accostò alla bocca: Yole gli pose le dita della mano rimasta libera tra il volume de' bei capelli, e mesta mesta li baciò.
      E sia questaproseguiva "la corona dell'amore su la testa condannata...."
      Condannata!
      Chi sa quanti, anteponendo il guadagno al riposo, ti cercano adesso di terra in terra! chi sa quante avide donne pregano i Santi, affinchè i vaghi, o mariti loro, conseguano il prezzo del tuo sangue! quante speranze, quanti timori pendono dalla tua testa! Fra te, e la fiera del bosco, non corre altra diversità, che per te il premio è maggiore.
      Ahi sventura!
      Nè alcuno ti difese, la pietà stessa tacque, la sentenza.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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