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      E tu ne sei prova e argomento.
      Fate senno, Barone. Rogiero, partendosi dal masnadiero Ghino, niuna diversa strada vorrà tenere se non quella che conduce a Manfredi, – e questo è certo; ora, siccome ho raccolto per via che il Re ha convocato tra pochi dì il Parlamento del Regno a Benevento, il suo cammino deve piegare senz'altro a questa città; mio avviso sarebbe dunque partirmi velocemente, prendere in compagnia quindici o trenta uomini arrisichevoli, tendergli agguato, e farne pasqua ai lupi.
      Santo Germano!
      esclamò il Conte Anselmo percuotendosi la fronte "tanto è vero, che per veder bene da vicino ci vuol vista corta! Tu dici saviamente, non in tutto però: in prima tu dèi condurre meno gente per non dare sospetto; invece di ribaldi da strada, tu passerai in partendo da Caserta, consegnerai un mio ordine al Castellano, che lascerà venir teco quattro o sei uomini d'arme; non più, ti comando, e bada che lascino la divisa di Aquino: in quanto a finirlo, parmi che non sarebbe buon consiglio; che ne senti?"
      Eh! fate voi; per me ho detto la mia: i morti non parlano, veh!
      Il Conte Anselmo pensava alquanto, proseguiva dopo: "No, no; quel cadavere insanguinato su la pubblica via, in occasione del Parlamento, – scudiero, – fuggito, – dannato, ingrandirebbe il fatto, e indurrebbe a ricercarne più oltre che la faccenda non meriti: ingegnatevi a prenderlo vivo; se non potete, sì, l'ammazzate, ma portatelo con voi; rimuovete ogni traccia, e sotterratelo dove non possa esser trovato. Parti, e fa forza di gambe.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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