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      – Gli angioli hanno insegnato ai mortali l'armonia per sollevarli dalla tristezza;" e sì favellando, ritrasse la mano che le teneva Manfredino, e lieve lieve lo percosse su la guancia; "va, Manfredino," gli comandava "fa di portarmi quel liuto che vedi su quella tavola là."
      Il fanciullo alzò gli occhi, e peritoso si pose a guardarla.
      Va, Manfredino;
      insisteva la nobile Elena "hai tu forse paura?"
      Andò con franco passo il fanciullo alla tavola su la quale stavano diversi strumenti, tolse il liuto, e porgendolo alla Regina parlò: "Ecco, mamma, il liuto."
      Gran mercè, figliuol mio,
      Oh! si ringrazia egli di queste cose, mamma?
      Perchè non si dovrebbe? se in te correva l'obbligo di obbedirmi, in me fu cortesia ringraziarti.
      Ora da che sei tanto cortese, vorrestimi fare un dono?
      Qual dono?
      Dì prima se me lo farai.
      Che cosa ha negato Elena ai suoi figli, quando l'hanno richiesta di cose gentili?
      Tu dunque mi hai donato, che suonerai la ballata di Lucia, e Yole la canterà; – è così bella la ballata di Lucia, che quando la sento mi vengono le lacrime agli occhi: che vuol dire, mamma, che mi fa piangere?
      Trascorse la Regina con l'agili dita le corde del liuto cavandone dolcissime note, quasi per evitare di rispondere, ma non potè fare a meno di mormorare: "Ahimè! l'affanno diventò il retaggio della casa di Manfredi; amano l'afflizione anche coloro che non sanno che cosa sia, – l'anima si anticipa nello spasimo del futuro." E continuando a preludiare: "Yole, mia figlia, canta della vergine Lucia."
      O madre, come lo potrò? ho la voce tanto affiocata.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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