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      Nel bacio del Signor.
      O disiose vergini,
      In basso suon di piantoEco mi fate, e tacite
      Sorgetemi da canto:
      Finita è omai la flebileBallata del dolor."88
      Manfredino, che al cominciare della canzone era tornato a sedersi sopra il suo sgabelletto, e quivi coi cubiti puntellati alle ginocchia sorreggendosi il mento ascoltava, vide suo padre che rapito dalla soavità del canto si accostò pianamente alla figlia, le pose un braccio sopra alla spalla, e sopra il braccio appoggiò la fronte; intanto le labbra gli si fissavano nel sorriso, i sopraccigli si allentavano in arco. Quella espressione cessò con la ballata, il riso scomparve, i sopraccigli tornarono contratti: portò la mano al cuore, come se alcuna cosa se ne fosse partita, poi esclamava: "Udite me adesso." – Andò risoluto verso la tavola, tolse una arpa, foggiata a triangolo, e si pose a suonare: ricercava con rapidissima volubilità le corde più gravi e le più acute; le altre intermedie, che fanno più dolci e dilettevoli i passaggi, non toccava tanto nè quanto: egli era un concerto somiglievole al fremito di belve, al gemito di persone tormentate, – lacerava le orecchie; pareva che le corde si dovessero rompere sotto la procella delle percosse; ad ogni momento avresti temuto di vedere corruscare lo istromento, e mandare faville; nè l'arte per certo conduceva la mano veloce, ma più tosto la convulsione: nel punto che la fiera armonia cresceva di fragore, con pienezza di voce entrava Manfredi:
      Una strage, uno affanno, una oppressura,
      In accenti tristissimi racconto,


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





Andò Manfredi