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      Che pensate di fare con codesto vostro esercito mantenitore degli ordini? Davvero che me ne prende il riso, nè senza ragione, perchè quando Carlo avrà in mano l'erario, e il potere di mandare al patibolo chi vorrà chiamare ribelle, i mezzi in somma di corrompere e di punire, non vedete che quel vostro esercito sarà disfatto in una ora? E voi sapete che parando innanzi ostacoli agevoli a superarsi si accresce la baldanza a chi li supera. Udite me adesso, e dite se consiglio meglio di voi. Corre gran tempo, che una vil ciurma di vassalli riscattata a contanti dalla servitù, e fattasi ricca su i nostri livelli, trascorre insolentita a non volere riconoscere i feudali privilegii, sogna nella grossezza della mente farsi nostra uguale, osa perfino sperare di concorrere insieme co' suoi antichi padroni alle magistrature del Regno; e' fa mestieri cavare un poco di sangue a questo corpo, che tutto giorno con vicina minaccia di danno s'ingigantisce; è forza che egli si convinca che può variare signore, non signoria; che deve servirci, che deve formare una massa morta o viva, secondo i nostri comandi: il mezzo di conseguirlo sta nell'ordinaria in bande armate, e mandarla in soccorso dell'uomo; s'inciti pure con la lusinga d'una libertà che nè ella conosce, nè noi le lasceremo conoscere; vada lietamente sul campo ad uccidere e ad essere uccisa; prevarrà, non ne dubito, la disciplina francese, non senza strage però, ed allora noi avremo riportato due notabili vantaggi, quello di essere affrancati da gente tanto pericolosa, e di avere indebolito coloro che vogliono dominarci; a noi rimarranno intere le valorose masnade dei nostri castelli, e con esse la facoltà di sperdere i nuovi signori, sì come saranno dispersi gli antichi: bello ci si presenta lo scopo al quale miriamo, nè dobbiamo prenderci cura della via; un tradimento più, un tradimento meno, non è quello che ci deve tenere ormai che siamo su l'operare, e finalmente un po' di sangue nelle rivoluzioni parmi necessario.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





Carlo Regno