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      E come lo potrete voi?
      – domandò il Re.
      Coprendomi il volto con un velo di seta nera, simile a quello che nascondeva il Conte Anselmo, allorchè mi condusse entro una prigione di Napoli per farmi conoscere mio padre.
      Rinaldo, che attentissimo ascoltava la disputa, riconobbe chi fosse il Cavaliere, e raccolti i pensieri, si diede a considerare la prepotenza dei destini che lo avevano costretto a porgere di buon animo la sua impresa a tale uomo, che or sono molti anni, con solenni giuramenti sacramentava, non avrebbe indossata giammai.
      Lo riconobbe anche Anselmo, e nessuno migliore espediente trovò per nascondere la fiera alterazione, che gridare: "Or via, sia come volete; accetto di combattere con le armi solite adoperarsi tra Cavalieri."
      Contestabile,
      allora disse Manfredi "a noi non è concesso per le gravi cure del Regno assistere a questo abbattimento; pertanto a voi deleghiamo le parti di giudice, e di signore del campo, ed espressamente ordiniamo, che vi sia senza nessuna esitanza obbedito, come se foste la nostra stessa persona: avvertite, noi aver concesso il duello al primo transito; togliete sufficiente scorta onde reprimere chi si volesse muovere a favorire alcuno dei combattenti; e se insistesse, si uccida, che sarà bene ucciso; provvedete al vostro e al nostro onore; abbiate cura all'ordine, non dimenticate mai che spesso queste prove di onore hanno finito in obbrobriosi assassinii. Voi, Giordano d'Angalone, costituisco padrino del Cavaliere innominato; voi, Benincasa, di messer Anselmo; adempite da valenti Cavalieri l'ufficio: Conte Lancia, seguitemi; Contestabile, nel nostro palazzo aspettiamo la novella del fatto.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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