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      Giordano d'Angalone, che cavalcava allato di Manfredi, avvisando di entrare nel pensiero del Re, favellava: Stasera il sole muore innanzi tempo."
      Manfredi, guardandolo accigliato, rispondeva: "Muore, ma brilla." – E nel volgere che fece degli occhi, protendendogli giù per la valle esclamò: "Oh! perchè mai si affaccenda egli tanto? In verità mala nuova ne porta il corriero."
      I cortigiani che accompagnavano Manfredi diressero gli occhi al punto in cui mirava il signore, e stringendo le palpebre quanto meglio poterono, aguzzarono la vista: pur finalmente, stanchi di nulla discendere, parlarono insieme: "Salva vostra grazia, messer lo Re, voi avete preso errore...."
      Errore! Guardate là, là a mancina presso al dirupato del Diavolo,
      ed accennava col dito "seguendo la direzione della cappella di Nostra Donna del Pianto, – non vedete un uomo che si affatica per guadagnare l'erta del monte?"
      Si riprovarono più intenti di prima i cortigiani, e dopo replicati esperimenti risposero: "Noi non vediamo cosa al mondo."
      Tuttavolta, così comandando Manfredi, si rimasero su quella vetta, nè passò molto che incominciarono a scoprire una macchia bruna che parea distaccarsi dall'estremo orizzonte, e di mano in mano ingrandirsi approssimandosi; molto si maravigliarono del caso, e di animo concorde lo attribuirono a miracolo: e veramente, dice la Cronaca, ciò non fu senza volere di Dio, che, purificandogli le facoltà intellettuali e del corpo, anticipava all'anima travagliata lo spasimo della vicina sciagura, la qual cosa noi non sapremmo affermare; comecchè presso molte nazioni della terra vivesse, e forse anche viva la credenza, che il Destinato abbia il dono di profezia, e possa per alcuni segni degli occhi conoscersi colui che, prossimo a chiuderli per sempre, ha ricevuto, quasi in compenso della morte affrettata, la potenza di antivedere gli eventi.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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