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      A questo punto l'Amira accennò con la mano il volto pesto, volendo, per quello che ne sembra, cominciare ex abrupto. Non gli lasciò formare parola Manfredi, che di súbito aggiunse: "Se il Profeta ti compiaccia di quello che ami, noi sappiamo, fedele Amira, ciò che vuoi esporne, e ti abbiamo chiamato per questo: nè il nostro sonno fu nella trascorsa notte come il sonno delle precedenti tranquillo, nè così splendida come altro giorno ci apparve stamane la luce, nè così grato il melodioso mattinare degli uccelli del Signore. Ecco che piacque a lui, che può tutto, amareggiare il suo servo, e abbeverarlo nel liquore dell'affanno; – Dio è grande, sia fatta la sua volontà: il raggio dei Ben-izeyen ha cessato d'illuminare la sua progenie; il fedele Jussuff fu vilipeso dove il Creatore ha improntato nella creatura la sua somiglianza; – ma il corvo è nero alla faccia del cielo, la colomba è bianca; nè il rettile, quantunque di sotto l'artiglio abbia levato la testa, ha offeso la carne dell'aquila; solo ne ha contaminato di veleno le penne. Dio protegge la forza del lione, e il nome del giusto, perchè sono cosa sua, e dimostrazione del suo braccio: pure se l'offesa fu nulla, è grave il peccato; come dal grano della polvere alla montagna, così dal pensiero non compíto nel segreto della mente al più grave misfatto, tutto sta alla presenza di Allah e del suo Profeta, e un giorno tutto sarà pesato, e ogni colpa sconterà la sua pena secondo la sua qualità; così prima che paghino i vassalli a Munchir e Nechir la pena del sepolcro, noi Re della terra siamo deputati a far loro scontare la pena della vita, e noi intendiamo punire l'oltraggio che ti fu fatto per modo che ti chiamerai contento.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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