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      ..."
      Voleva continuare Manfredi; ma l'Amira, sottraendosi da quel turbine di metafore orientali, alzò la voce gridando: "Schiatta d'Imperatori, degno di madre impudica, degno che i suoi figli dimandino un pane d'infamia al nemico della sua vita, è colui che chiama chi lo difenda nella causa d'onore...."
      Forse è la bocca della calunnia che ti vuol vendicare? È il braccio dell'assassino che toglie a difenderti? Non siamo noi il tuo Muleasso, al quale concesse il Profeta dominio intero su la tua vita, sul tuo avere?...
      Non sopra il mio onore.
      Dunque se noi ti chiedessimo un sacrificio in pro dei nostri popoli, e di noi, nulla varrebbero presso te i nostri beneficii, e quelli dei nostri maggiori? nulla aver tratto te e i tuoi dalle montagne di Sicilia, dove avevate stanza e vita comuni con le fiere della foresta?
      A che rammenti quello che io so, nè mi spiace sapere? io ucciderò le mie mogli, i miei figli, il mio cavallo, il mio cane, e me sopra loro, se tu lo desideri....
      Noi non vogliamo il tuo sangue, anzi la vita e la fama tua desideriamo; tu vedrai un nobile uomo chiederti mercede innanzi un consesso di Cavalieri, vedrai spargersi il capo della polvere da te calpestata, come di una corona di gloria, vedrai starsi ai tuoi piedi come sul trono dei potenti: che vuoi di più? E' v'ha un confine alla vendetta: che insegna il tuo Koran nel Sura Aaraf? Perdona volentieri, benefica il tuo simile, non contrastare con gl'ignoranti. Non insegna lo stesso il nostro santo Evangelo?
      Il mio Profeta è il mio cuore.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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