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      La nuova giungeva a Carlo al momento in che stava per uscirgli di bocca il fatale comando di ritirarsi; riprese l'animo già decaduto, e poichè per quel giorno l'aveva con San Martino: "O glorioso Barone," esclamava segnandosi "due saranno i candelieri d'oro che sacrerò al vostro tempio di Tours, e di venti libbre per ciascheduno!" – Anche i suoi ripresero animo, ed egli ordinando che facessero sembianza d'insistere da quella parte, accorre là dove la fortuna aveva combattuto per lui.
      Manfredi ascoltava per via, come sparsa fama tra i Saraceni del rifiuto ch'ei aveva fatto allo Amira di concedergli campo contro Angalone, abbandonassero i posti, e si riducessero nei quartieri a piangere sul corpo di Jussuff, quasi che fosse sepolto; come i nemici prevalendosi della occasione scalassero le mura, e se ne fossero impadroniti: si turbava, non si avviliva per questo, e affrettandosi alla fazione passava sotto i quartieri dei Saraceni, e chiamava: "Jussuff! Jussuff!"
      Che domanda il Muleasso dalla bestia che parla?
      risponde l'Amira, comparendo alla terrazza con volto disfatto.
      Non te lo aveva predetto? i nemici per te sono dentro le mura, esci alla riscossa....
      Come posso fare se non ho spada?
      Io ti darò la mia.
      E il braccio chi me lo darà?
      La battaglia.
      E il cuore?
      Io te lo strapperò se una volta ti giungo,
      grida stizzito Manfredi "o maladetto nell'anima di tuo padre, nella santità della tua fede!" – e rompendo gl'indugi trasvola cupido di venire a battaglia.
      Ecco sorge in diversa parte con diversa fortuna il conflitto; – la notte, diventata del tutto oscura, lo rendeva più spaventoso: – i Francesi se per sorpresa s'impadronirono della terra, adesso si mostravano degni di averla potuta superare col valore; respinti non si smarrivano; saettati di sopra, dai lati, di fronte, con maravigliosa intrepidezza tornavano all'assalto: – non era questa battaglia ordinata; infiniti affronti particolari, combattuti per le vie e per le piazze; ogni capo di strada presentava nuova difesa ai Napolitani; ogni casa fortino: suonava nel buio aere per ambedue le parti altissimo il grido di guerra: – Mongioia!


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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