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      ... Soraka, e tu aggiungi da mia parte, che abbia cura di Zekim, il cane del mio amore, e divida il suo pane con Borak, il compagno delle mie battaglie, finchè piaccia al Profeta di chiamarlo ad altra vita.... Povero Borak!" aggiunse lisciando il suo cavallo lungo il collo "per te non si farà luogo in Paradiso; ormai è destinato; sette sole saranno le bestie che entreranno lassù.... veramente tu sei più bello dell'asino di Aazi, e del bove di Sidi Musa, quando anche fossero bianchi quanto la brinata.... Oh, povero Borak! non ti rivedrò in Paradiso, tu sei diseredato." Dopo nuove carezze, traendo la briglia, lo spinse di un lancio verso il Conte Giordano, e: "Messere," gli disse "il mio testamento è finito: tu hai nulla a disporre?"
      Nulla fuor che tu dica a Manfredi, che il mio ultimo sospiro fu per Dio, il penultimo per lui.
      Allora possiamo cominciare.
      – E sguainò ognuno la spada, e prese campo per precipitarsi più impetuoso contro l'avversario.
      Abbasso le spade! – si accosta il Re.
      – Questa voce usciva dal maschio petto di Ghino mentre i due Cavalieri stavano per ferirsi, i quali maravigliati voltandosi videro Manfredi che si affrettava a gran passo verso di loro. Smontarono ambedue da cavallo, e con essi i circostanti Saraceni. Jussuff giunto allato di Manfredi si prostrò, secondo il costume degli Orientali, toccando con la barba la polvere, e lamentandosi in suono di pianto diceva: "Deh! fammi degno, o Signore, d'essere da te calpestato; tanto cadde basso l'anima mia, che porta invidia alla morte della cosa strisciante!


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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