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      – Giordano, io ti dissi grazie allora, e te lo dico adesso, e sempre. – Intanto i Provenzali circuivano la terra, e le prime fanterie cominciavano a spuntare dalla porta d'Abruzzo; correvamo pericolo d'essere tolti nel mezzo; sapeva salvo Manfredi, meco traeva il d'Angalone; quello che desiderava, aveva conseguíto; serrammo le file, e prostrando quanto si oppose al nostro cammino, ci mettemmo per l'aperta campagna.
      Le ombre dalla parte di Oriente cominciavano a diradarsi, riprendevano gli oggetti la forma distinta, e il giorno era vicino a comparire. Le trombe accennavano la partenza; il Re montò in sella; lo seguitavano i suoi; valicarono poco lontano dal luogo dove avevano passato la notte il fiume Volturno, e per la via di Telese si avvicinarono a Benevento. Corre la fama, che Manfredi, vedendosi attorno tanta gente fedele, ripetesse sovente questa sentenza: "Anche la sventura è buona a qualche cosa; io ho provato questa gente, e mi posso affidare in lei quanto alla lama della mia spada."
     
     
      CAPITOLO VENTESIMOTTAVO.
     
      LA BATTAGLIA DI BENEVENTO
     
      Ma egli ha più paura della vergognosa vita, che della bella morte, e si mette tutto nella misericordia del Signore, e alza la mano destra, e si segna, e poi piglia la spada, e volta il cavallo......
      Tavola Rotonda, C. 28.
      Impari la morte il Re che fu vinto. Il giorno destinato per termine della gloria, quel giorno medesimo, chiuda le palpebre della sua vita mortale. Dal campo dove lo prostra la forza si guardi attorno, – qual lusinga lo affida?


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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