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      Da quando in qua, bel Cavaliere,
      soggiunse il d'Angalone "dobbiamo combattere quando piace al nemico? forse i duelli hanno altra legge, ma nelle battaglie il tempo utile è sempre il tempo onorato...."
      Voi parlate da quel maestro di guerra che siete,
      interruppe il Marchese e Conte di Lancia; "tuttavolta pensate, per i sussidii che abbiamo trovato in Benevento noi superare di già l'esercito di Francia; ponete mente che questa scorreria di Carlo si diffonderà con la fama di una vittoria, e certo sarà sovvenuto dalla Chiesa, assuefatta ad aiutare, allorchè conosce di farlo con certezza di premio; e poi, – io lo dico con l'angoscia dell'anima, ma pure l'esperienza mi costringe a dirlo, – chi sa la dimora quanta gente del Regno, lusingata dalla novità, delusa dalle promesse, e forse anco condotta dal proprio mal talento, può ribellare al nostro Re? questo è un incendio che bisogna arrestare a ogni patto; l'esempio si allarga contagioso: e dove si sparga per le provincia nei avremo guerra esterna, e civile, quando ora l'avremmo soltanto esterna."
      Machatub Ruby!
      esclamò l'Amira "è destinato: se Allah vuole, tu troverai successa l'avventura mentre provvedi a resisterle: se dobbiamo vincere, bastano quelli che abbiamo, se perdere, non bastano quelli che verranno."
      Io vi dico che le probabilità del vincere non sono mai troppe, e cotesta vostra dottrina non giova all'anima nè al corpo, e poi gli Evangeli la condannano.
      Così rispondeva il savio Giordano; e comecchè solo a sostenere la sua opinione, sarebbe co' savii argomenti venuto a capo di svolgere Manfredi, allorchè un suono di trombe gli troncò in bocca le parole.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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