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      S'interponevano i masnadieri infastiditi dal disonesto oltraggiarsi, ed ordinarono con severo cipiglio che tacessero, e badassero a guarirlo, o mal per loro. Allora muti, chi prese a forargli le vene, chi a dargli bevande da invigorirlo; questi voleva non si cibasse, quegli si cibasse, e bevesse; come Dio volle, la buona natura di Ghino vinse ogni ostacolo, e guarė. Disse la gente cotesta guarigione un miracolo, ed in fatti fino allora non si aveva memoria di sopravvissuto alla scienza di due medici. Ritornato nel processo dei tempi al castello di Radicofani, continuava, detestandolo, il mestiere di rubare le strade, quando sul finire del secolo avendo preso l'Abbate di Clugnė che se ne andava ai bagni di Siena, cosė lo seppe innamorare delle sue virtų, che il buon Prelato lo pacificava con la Chiesa, e Papa Bonifazio VIII, sė come colui che di grande animo fu, e vago dei valenti uomini, lo chiamava a Corte, gli donava una prioria dello spedale, e lo fe' Cavaliere; la quale storia potrā chiunque ne abbia vaghezza conoscere, leggendola nell'ultima Giornata del Decamerone.
      Per quanta diligenza poi io vi abbia posta, non sono mai giunto a capo di soddisfare la mia curiositā intorno l'Amira Jussuff: egli č possibile che sia morto in battaglia; possibile ancora che abbia avuto il destro di riparare nell'Affrica; non pertanto io non accerto dell'uno nč dell'altro, e lascio alla coscienza del lettore di credere qual pių gli torna dei due.
      Suonō lunghissimo tempo pel Regno spaventosa la fama della morte di Rinaldo d'Aquino; l'etā l'assorbiva nella dimenticanza; adesso, come vuole fortuna, viene per me richiamata alla memoria degli uomini.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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