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      Nessuna risposta: spossati tornano a gittarsi sul letto, travagliandosi per un sonno affannoso.
      Dopo forse due ore il Conte chiama di nuovo il cameriere, e lo interroga:
      - Fa giorno?....
      - Eccellenza no.
      - Perchè non fa giorno?...
      Marzio si strinse nelle spalle. Il Conte tentennando il capo, quasi per irridere se stesso della domanda strana, riprese:
      - E quanto tarderà ancora a spuntare l'alba?
      - Un'ora. -
      - Un'ora! - Ma un'ora è un secolo, è una eternità per chi non può dormire, o mio... sta a vedere, che per poco non aggiungeva - Dio. - Dicono il sonno amico dei santi: se questo fosse, io avrei a dormire quanto i sette dormienti insieme! Che fare adesso? Ah! spendiamo questo avanzo di notte in qualche opera meritoria; - educhiamo Nerone. -
      E ordinava a Marzio prendesse certo uomo di paglia, e lo portasse in sala dove mettevano capo le camere delle donne e del fanciullo: egli poi trasse Nerone in altra stanza, lo aizzò, lo inasprì, e poi, spalancato allo improvviso l'uscio, lo avventò contro l'uomo di paglia. Il cane, cieco di rabbia, si lancia a balzi contro il simulacro, e lo strazia latrando disperatamente. Il Conte traeva maraviglioso sollazzo a contemplare le prove di cotesta belva, e a Marzio, che gli si era accostato, così favellò:
      - Questo è il figlio della mia predilezione, come disse la voce sul Giordano; e lo educo, a Dio piacendo, a difendermi dai nemici, ed anche dagli amici; in ispecial modo dai miei figli dilettissimi; dalla consorte più diletta ancora, ed anche un po' da te - e toccava la spalla al cameriere - mio lealissimo Marzio.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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