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      Queste schiette parole punsero sul vivo il Conte Cènci, il quale studiando dissimulare la ferita con la moltiplicità degli empii discorsi, si affrettò a replicare:
      - Voi già, secondo l'usanza dei sofisti, ve la svignate fuori del seminato. Io non vi contrasto la credenza, ma il modo del credere. O come volete voi che a Dio incresca l'acqua piovana dentro la vostra parrocchia, poichè s'egli ve l'avesse a uggia sarebbe padrone di non la mandare? Egli ha creato l'acqua, e il fuoco altresì: ora, se quando è bagnato vuole asciugarsi, non ha a far altro che prendere con le molle uno degl'infiniti soli del cielo, e metterselo nel cammino. Può temere l'acqua Colui, che vi cammina sopra come se fosse un selciato? Egli che apre e chiude le cateratte dei cieli come fo io di questa cassetta? - Via, via, Curato mio, almeno confessatemi questo, che a lui nulla importa di nuvoloso, nè di sereno. - Ecco qua; questi sono ducati, e sfolgoranti... ( - e qui preso un pugno di scudi d'oro, gli distendeva dinanzi agli occhi del prete - ) io voglio che sieno vostri; a patto però, che gli spendiate solamente per voi e per Verdiana. Dio è ricco abbastanza per farsi le spese da se.
      E sì favellando protendeva il viso tentatore come il Diavolo a santo Antonio. Il Prete covava la moneta con gli occhi, e da tutti i pori del corpo gli trasudava la cupidigia della miseria. Una molto terribile battaglia si combatteva in quella povera anima. Il Conte però, notando come il Prete girava nel manico, insisteva alacremente:


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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