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      Dal ribollimento portentoso della barbarie, che tenne dietro al naufragio della civiltà romana, non dovevano galleggiare due teste coronate, nè nuovi tormenti e nuovi tormentati: sibbene la Croce vincolo comune di popoli fratelli, benedizione a tutte le genti che vivono in pace nella terra dei loro maggiori. Se ad ogni modo il Padre dei fedeli voleva presentarsi incoronato, Cristo aveva insegnato di che cosa dovesse comporsi la sua corona; tutte le gemme del mondo non valgono una spina della corona di Cristo! -
      Queste verità furono predicate ab antiquo dal senno italiano; ma comunque ripetute a sazietà, non riescono meno pericolose a cui le dice, nè meno odiate a cui le dovrebbe ascoltare, e non le ascolta. Molti dei nostri grandi, che le professarono, riposano adesso in Santa Croce sotto monumenti fastosi; se vivessero sarebbero travagliati in carcere; dove ora io mi trovo vicino a cotesto Tempio, sperando a mia posta nel sepolcro, se non fama, riposo.
      Giudici e Sacerdoti affermano essere gravi errori cotesti; e non solo lo affermano, ma lo provano con le prigioni e gli esilii: a lasciarli fare brucerebbero ancora. Lo ammonimento: Amate la giustizia, o voi che avete a giudicare la terra, non trovò eco nei loro orecchi. Aghi calamitati vòlti sempre al polo della tirannide e dello errore, un giorno saranno a posta loro giudicati. - Beati quelli di cui il peso sarà trovato giusto in quel giorno!
      Francesco Cènci fu alito corrotto di antico genio romano; alito latino uscito fuori da un sepolcro scoperchiato, ma pur sempre alito latino; ebbe indole indomata, talento schernitore, anima implacabile, e cupidità dello immane, del mostruoso, e del grottesco.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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