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      .. molto meno mio padre... piuttosto voglio morire.
      Beatrice, tramutata nella faccia, si sentiva venir meno; ma con la forte volontà domando la natura, si vinse: levò gli occhi al cielo, si sforzò favellare, e non potè; - invece di parola, dalla gola attenuata mise un singulto. Soprastette alquanto, e poi con voce, che studiò rendere soave, disse:
      - Virgilio mio, non disperiamo; ma supplichiamo l'Eterno onde voglia ispirare sensi più mansueti per noi nella mente del nostro genitore.
      - O Beatrice! E pensi tu, che io non lo abbia supplicato? Oh quante volte l'ho fatto! La notte precedente al giorno in cui Francesco Cènci respingendomi da se mi ruppe la testa, io mi levai cheto da letto in camicia, scalzo, e me ne andai giù in cappella; dove, inginocchiato davanti la reliquia di santo Felice protettore della nostra famiglia, supplicai con tutto il fervore perchè l'anima del padre ammollisse, e lo persuadesse a ricambiare con un poco di amore lo svisceratissimo bene che gli portavamo noi. Vedi eh! come mi esaudirono i santi!
      E trattenendosi alquanto sopra di se, poco dopo riprese:
      - Ma un'altra preghiera conosco avermi esaudito Dio, e fu quando mi rilevai da letto, e per la seconda volta andai a prostrarmi davanti al Crocifisso miracoloso, e: Abbi misericordia, dissi, o divino Redentore, di me, e tu o mi dona lo affetto del padre, o richiamami alla tua pace. A queste parole Gesù piegò il capo, come per rispondermi: Sarai esaudito...
      - Ci esaudirà tutti, inspirando benignità nel cuore del padre.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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