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      - O grano di sabbia maligno! tu ardisci perfino avventarti dentro gli occhi di Dio, e farli lacrimare di spasimo... -
      Ma intanto questa bella e magnifica natura non può rimanere lungamente desolata; ed ecco non per anche il sole è scomparso da una parte dello emisfero, che dall'altra si affaccia la luna. - Benvenuta, amica delle anime afflitte; benvenuta, compagna dei nostri trionfi: anche vestiti della tua luce si mostrano maestosi alle genti il Campidoglio e il Colosseo; anche al lume dei tuoi raggi negli archi di Tito, di Costantino, di Severo, e nella colonna Trajana si vedono le immagini dei popoli vinti. Ahimè! Luna, che percorri frettolosa il cielo di Roma, tu non vedrai più nemici vinti, se non iscolpiti sopra i monumenti degli antichissimi capitani.
      Nella notte, al chiarore di questa luna, quando Roma dorme più profondo il sonno dal quale sarebbe misericordia che non si destasse mai più, le larve dei famosi capitani scoperchiano le vetuste sepolture, e vengono silenziose a visitare la terra donde dettarono leggi ai re del mondo; la rupe, che seppero difendere; il luogo dove Cammillo vide la spada di Brenno gittata su la bilancia per aggravare il peso della nostra vergogna...: la vide, ma nessuno dei barbari passò i monti a raccontarlo alla sua moglie. All'alba si dileguano perchè odiano la vista dei viventi, e aborrono esser vedute piangere! - È fama che sul fare del giorno, quando i morti rientrano nelle antiche sepolture, si spanda lungo pei campi un gemito, che lamenta così: "Grande fu la gloria, ma l'abiezione è senza misura maggiore; e tu, o Re del mondo, e fino a quando?


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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