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      Messere Giacomo Cènci, con tutto che santissimo uomo si fosse, preso nonostante da stizza per la pretesa improntitudine, certo giorno gli disse: "Padre Brancazio, che il Crocifisso di san Gregorio Magno alle sue mani abbia operato miracoli, sarà: lo dice lei, e non ho motivo per dubitarne; però dopo ch'è entrato nella mia cappella le posso giurare da gentiluomo di onore, che non ne ha fatti più". E il Frate, voltandogli bruscamente le spalle, gli rispose: "Mi rincresce dirglielo, spettabile signor Conte; ma questo è segno, che nè lei nè la sua casa sono degni di ricevere queste grazie." E così messer Giacomo rimase saldato da fra Brancazio.
      Di reliquie poi cotesta chiesa non pativa difetto, e tutti questi tesori ecclesiastici si conservavano dentro un'urna di marmo posta sotto l'altare maggiore. Lascio dei Santi di seconda qualità, chè troppo ci vorrebbe a favellare di tutti, e ricorderò soltanto la piegatura del collo di san Felice dove venne trafitto da un colpo di lancia in Calamina, ora detta Madapor, ed anche Città di san Tommaso, nella India: de pandone circa collum eius in percussione ipsius, come ne fa fede la iscrizione posta sopra la porta minore della medesima chiesa. Ma vedete dove quel benedetto Santo girava per cercare la morte, mentre questa è sicuro che sarebbe andata a trovarlo anche standosene quieto e tranquillo a casa sua!(29)
      Chiedo licenza ai miei lettori (i quali so che non me la negheranno) di passare sotto silenzio le altre cappelle; molto più che, gli assicuro io, non meritano speciale menzione.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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