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      La madre bevve; e, provato un gusto amaro, ne rimproverò il credenziere. Il Conte premuroso si fece recar la boccia, saggiò il vino con accuratezza, e accertò parergli lo squisito alicante che sempre aveva trovato. Io già era per aprir bocca e dire della polvere, quando il Conte, troncatami la voce in gola con una occhiata tagliente, così prese a favellare soave: "Signora Virginia, non ve ne fate caso; allorchè ci sentiamo male disposti, la prima cosa che ci venga a fastidio è sempre il vino." Quindi, senz'altro aggiungere, si levò da tavola. Tre giorni dopo alla medesima ora mia madre, che Dio abbia in pace, moriva; e senza imbalsamarla, per motivo della subita corruzione, ben chiusa dentro tre casse la trasportavano in fretta a lontana sepoltura.
      Luisa aveva ascoltato questo racconto con viso arcigno, e a modo d'incredula. Finito ch'egli ebbe, così alla trista riprese:
      - Io non vo' dire, che il Conte sia un santo. Dio me ne guardi! Ma questo perpetuo vituperare che voi fate vostro padre, non vi ha recato altro che danno...
      - E come lo vitupero io?
      - E' non fu per simili obbrobrii che Sua Santità, tenendovi figlio senza cuore e desideroso della morte del padre, vi dimise dal suo cospetto sconsolato?
      - La buona fortuna di cotesto demonio è pari alla sua perversità.
      - Vergogna!... Rammentate che discorrete di vostro padre, e i vostri figliuoli vi potrebbero sentire.
      - E se sentissero, che mal sarebbe? È bene, anzi, che sappiano quanto lo avo loro sia diverso dal padre.
      - Voi? - Ah! se fosse vero quanto raccontate del Conte, voi avreste comune con lui l'odio dei figli.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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