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      .. adesso, vedi, incomincia a mancarmi... O Vergine del pianto benedetta! Anche il latte mi si è inaridito nel seno... misericordia di una misera madre...
      Giacomo girava gli occhi stralunati dintorno, e con quel suo profondo sbigottimento, anzichè dissipare, confermava i sospetti della moglie. Alla fine, come avvilito esclamò:
      - Ah! chi mi avvelena il cuore della mia donna? chi divide la carne dalla mia carne? Quello che unì il volere di Dio discioglie la malignità di Francesco Cènci. Francesco Cènci, io ti sento qui dentro! Il tuo alito m'investe sottile, irreparabile, e mortale come il contagio... Luisa di', chi fu colui che mi calunniò al tuo cuore? -
      - Calunnie! Quanti sono i colpevoli che si battono il petto dicendo: peccavi? E la collana comprata alla tua druda è calunnia? Calunnia ancora il guarnello di broccato d'argento al tuo bastardo? La casa rifabbricata al marito compiacente è ella calunnia?
      - Se la passione non mi stringesse il cuore, in verità di Dio le tue parole mi farebbero ridere. - Basta via, Luisa; sono menzogne coteste...
      - Menzogne, dici? Or via, leggi.
      E trattasi un foglio dal seno, glielo gettò sopra la tavola. Giacomo lo spiegò, e lo lesse. Era una lettera anonima scritta di pessimo carattere in istile plebeo, con la quale si dava contezza a Luisa della infedeltà di suo marito con la moglie del falegname di Ripetta, e del gran profondere di moneta ch'ei faceva con cotesta femmina, acciecato nello amore di lei: la informava ancora averle il signor Cènci rifabbricato la casa, e provveduto il marito di danaro pei suoi interessi; non taceva dei gioielli preziosi e delle vesti sfoggiate donate alla donna; e di più ancora, e questa era stata la trafitta maggiore per l'anima della povera madre, da questo illecito commercio essere nato un figliuolo bellissimo, a cui Giacomo voleva il più gran bene del mondo.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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