Pagina (148/814)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ecco mi è ignota la faccia dei miei nepoti - gentile orgoglio degli avi. - Noi potremmo vivere tutti sotto il medesimo tetto, uniti nella benedizione di Dio! Questo palazzo è troppo vasto per me; io lo percorro solitario, e assiderato; io, che dovrei specchiare le mie sembianze rinnuovate nelle sembianze dei miei nepoti - io, che dovrei riscaldarmi nelle loro carezze; tra i cuori nostri, che anelerebbero accostarsi, e le nostre persone sorge un muro di bronzo; e tu, sciagurato Giacomo, ne sei stato l'artefice!
      Luisa, considerando la sembianza del vecchio tinta nella cenere dell'odio, temè avere aggravata soverchiamente la sorte del marito. Onde cauta si ritrasse domandando pacata:
      - E tanto vi offendono, Padre mio, le colpe del vostro figlio, che la speranza di un meritato perdono non possa scendere mai dentro il vostro cuore paterno?
      - Io lascio giudicarlo a voi. Vi rammenterò cosa, la quale per essere conosciuta universalmente mi dispensa da rinnuovarne l'acerbo racconto. E chi fu quegli che condusse Olimpia a dettare lo scellerato memoriale al Papa, per cui mi svelsero dalle braccia cotesta figlia traviata con tanta ferita al mio cuore, e danno della mia reputazione? - Giacomo. - Chi procurò che cotesto libello infamatorio pervenisse nelle mani di Sua Santità? - Giacomo. - Chi fu che, prosteso ai piedi del Vicario di Cristo, lo scongiurò con sospiri e con lacrime della mia morte? - Chi? - Un nemico, forse? L'erede di uno, a cui io avessi dato la morte? - No - Giacomo - l'uomo, che mi deve la vita.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Dio Giacomo Padre Olimpia Papa Sua Santità Vicario Cristo