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      - Però non mi diparto dal mio proponimento, che i figli non hanno a portare il peso delle iniquità paterne. Questa legge, severa troppo, venne mitigata dalla dottrina di Cristo... ed io sono cristiano. Voi mi cogliete nel punto in cui vado a ridurre ad effetto questa mia convinzione. Ho disposto instituire eredi delle mie facoltà libere i vostri figliuoli: pei fidecommissi sto sicuro perchè non possono essere ipotecati, molto meno alienati; dalle rendite dei fidecommissi in fuori altro non può sprecare Giacomo vostro, e dovrà suo malgrado rendere un giorno i fondi inalterati al maggiorasco. Voi nominerò amministratrice dei beni liberi; e spero, che dopo aver provveduto onoratamente alla famiglia, potrete avanzare tanto che valga a crescere il patrimonio. Io desiderava consultarvi in proposito; ma non poteva rivolvermi a mandarvi a chiamare, dubbioso se voi avreste tenuto lo invito. Ora poi che siete venuta spontanea, confesso che Dio vi ha proprio ispirata. Anche i ciechi dovrebbero vedere qui dentro il dito della Provvidenza.
      Quantunque Luisa, come tutte le madri, sentisse maravigliosa compiacenza delle ottime disposizioni dell'avo a favore dei suoi figliuoli, pure, come donna virtuosa, non potè trattenersi da osservare:
      - E la signora Beatrice, e don Bernardino?...
      - Beatrice ha già stanziata la dote, sufficientissima a qualsivoglia gran dama. Bernardino ha da tirarsi innanzi per la prelatura, e Casa Cènci possiede in copia giuspatronati fra i più cospicui di Roma.
      - E gli altri figli?


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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