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      - Costui, pei santi Apostoli, diventò pazzo furioso.
      - Ah! che io lo reputai sempre perverso da far piangere gli Angioli....
      - Dite piuttosto da far digrignare i denti ai demonii...
      - Ad ogni modo è una belva feroce, e bisognerebbe legarlo....
      - Sì, bene.... legarlo.... leghiamolo....
      Francesco Cènci, compita ch'ebbe la sua diabolica invocazione, si era posto a sedere placidamente, e con mollette di argento si recava alla bocca alcuni pezzi di treggèa masticandoli a suo grandissimo agio. Quando alcuni dei convitati con gesti minaccevoli gli si strinsero attorno, egli, senza neanche sollevare il capo, chiamò:
      - Olimpio!
      A quella chiamata uscì fuori il masnadiero, che lo astuto vecchio per ogni buon riguardo aveva tenuto celato, e seco lui apparvero bene altri venti compagni di sinistra sembianza, vestiti ed armati da bravi. Questi circondarono i convitati coi pugnali ignudi, aspettando il cenno del fiero Conte per far sangue.
      Il Cènci si rimase alquanto continuando a mangiare treggèa, e compiacendosi a vedere la paura, che impallidiva tutti cotesti volti: poi si alzò da mensa, e recatosi in mezzo ai gentiluomini con lenti passi, si pose a guardarli stringendo gli occhi malignamente, e non senza riso favellando:
      - Voi altri, che siete dotti, dovreste rammentarvi del festino apprestato da Domiziano ai Senatori(64). Però, non dubitate, io vi prometto di non ordinare: fuori le frutta(65). Incauti! E non sapete voi, che se il Cènci non è più come in sua gioventù ferro rosso, pure si mantiene rovente quanto basta da bruciare?


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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