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      - E chi volete che si prenda cura di una povera femmina come sono io, se non voi per vostra carità?
      - E sì.... e sì che la memoria, io credo, non vi aiuta a rammentar bene le cose.... in questo momento.
      - Ah! voi dite la verità, esclamò Angiolina, facendosi vermiglia come per vergogna di fallo commesso. Signore! O come possiamo, senza volerlo, diventare ingrati?
      - Dunque.... tu hai un altro protettore?
      - Un altro protettore, come voi dite, il quale ci ha beneficato assai....
      - Sì, eh! E come si chiama egli?
      - Egli? - Il Conte Cènci.
      - Cènci? Cènci hai tu detto? Cènci? - gridò Luisa come se l'aspide l'avesse morsa nel cuore, e si tacque. Ma l'altra, secondo che la consiglia affetto, e il desiderio di ammendare il fallo involontario, aggiungeva appassionata:
      - Cavaliere sopra quanti altri conobbi, eccetto voi, compitissimo e gentile. Per lui ci venne restaurata la casa, che, guasta prima dall'acqua, adesso ha distrutto il fuoco: - egli volle che io mi comprassi vesti sfoggiate, - orgoglio di una ora; - ed ebbi a toccare da lui solenne rimprovero perchè non lo scelsi compare del mio figliuolo.
      Luisa si morse le labbra in modo che spicciarono sangue, e la interruppe con aspra voce dicendo:
      - Basta!
      E mentre per non tradirsi si allontanava a precipizio, combattuta da passioni diverse mormorava:
      - Sfacciata! E nemmeno si rattiene da palesare la propria vergogna. Signore! Ma tu veramente comandi di allevare le serpi che ci mordono il cuore?
     
     
     
     
      CAPITOLO XII.
     
      DELLO ASINO.
     
      Sol l'Asino gentil, l'Asino fino


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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