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      Di quali pianti non risuonò la canonica, di quali disperati guai? Marco co' più dolci nomi chiamavano, Marco invocavano, Marco dal cielo con ardentissime preci e con supplici voti chiedevano, e i campi intorno si sentivano risuonare: Marco! Marco!
      Si univa al lamentevole coro anche Giannicchio, il quale provandosi consolare quel supremo dolore si era adattata al collo la cavezza dell'Asino, e postosi davanti alla mangiatoia, proprio nel luogo già occupato da Marco, andava dicendo così:
      - Don Cirillo non piangete, Verdiana mia asciugatevi le lacrime; - io vi terrò luogo di Marco, vi servirò come Marco. Reverendo, quando vorrete andare a Roma io vi porterò a cavalluccio su le spalle comodamente come Marco.
      Un'angoscia cupa subentrò, come avviene, allo affanno clamoroso; nè sembra che le consolazioni di Giannicchio trovassero grazia presso don Cirillo, nè presso Verdiana. Non si parlò di mangiare: non già che Verdiana omettesse apparecchiare; ma nel servire a tavola il Curato di tratto in tratto voltava altrove la faccia per non mostrargli qualche lacrima, che suo malgrado le scappava dagli occhi. Don Cirillo guardava fisso il piatto, ma non toccava la vivanda; o se pure ne prendeva un boccone con la forchetta per recarselo alla bocca, appena aveva alzato il braccio lo riposava, e poi con un grosso sospiro rimoveva da se intatta la pietanza. Ah pur troppo è amaro a inghiottirsi il pane bagnato di pianto! Don Cirillo si levò, scese, e si mise a sedere sopra il muricciòlo a destra della porta di casa; e per fare qualchecosa, si pose con un bastoncello a segnare di linee il terreno.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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