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      Depone la lampada sul pavimento, apre guardinga una porta, si guarda sospettosa dintorno, e si slancia nel giardino.
      Dove va a questa ora Beatrice Cènci, l'animosa fanciulla? Forse a vagheggiare il volume dei cieli, dove Dio ha scritto la sua gloria in caratteri di stelle?(81) Il cielo è ingombro di nuvoli neri, e l'aria mormora inquieta agitata dallo incubo della tempesta. - Fors'ella scende per non perdere alcuna delle meste note di cui l'usignòlo empie i silenzii della notte? Ma i tuoni squarciano i fianchi dello emisfero, e spaventano tutti gli animali che si stringono paurosi nelle caverne, o si appiattano sotto le fronde della foresta. La invoglia forse desìo del mormorare delle acque, che per la notte sembra un pianto arcano sopra le miserie degli uomini, - ora soltanto felici - ora perchè in balìa del sonno fratello della morte? Ma le acque flagellate dalla sferza del vento si arricciano come le vipere della testa di Medusa. Il riso della primavera, ch'è l'anima dei fiori, andò a rallegrare quella parte di mondo dove lo invita la gioventù dell'anno. L'autunno qui dona ai primi aliti gelati le sue foglie inaridite e gialle, - simile al vecchio avaro il quale sul letto di morte, tardamente liberale, spartisce il suo retaggio ai parenti accorsi all'odore del sepolcro - belve affamate, che divorano brontolando.
      Ella viene, misera! in traccia di un astro, che la guidi per tenebre più buie del cielo di questa notte infernale. Ella viene a cercare un fiore caduto dai giardini celesti nell'anima umana - la speranza.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Beatrice Cènci Dio Medusa