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      .. a te... to' quest'altra botta...
      Per tutto il giardino confusi al fragore del vento si udivano gridi di contumelia, e terribili minacce. La voce stridula del Conte Cènci, come l'uccello di sinistro augurio, strillava continua:
      - Carne!... carne!... scannatelo come un cane...
      Guido correva stordito dal fiero caso: però, vergognando a un tratto di avere lasciato sola Beatrice esposta alla rabbia del terribile genitore, sebbene improvvido del come poterla aiutare, si ferma, volta di repente la faccia, e mette mano alla spada; ma prima che l'avesse potuta cavare lo raggiunge il persecutore, e gli dice:
      - A che state? Per dio, perchè non fuggite?
      - E la donzella?...
      - Vi è chi veglia sopra di lei. Via - presto - voi non potete salvare lei, e perdete voi. - E lo spinse contro la scala, che gli tenne ferma onde fosse più destro a salire; poi menò un colpo così violento di daga nel muro, che la lama si ruppe in minutissime schegge mandando faville; aggiungendo urli, e sacramenti da far tremare le volte del cielo.
      Ranchettando smanioso sopraggiunge don Francesco, e domanda:
      - Dov'è l'ammazzato? Lumi, qua, lumi - che io possa vedergli le ferite; - lume, che io possa strappargli il cuore dal petto e sbatterglielo nel viso: dov'è l'ammazzato?
      - Egli è fuggito - rispose dolente Marzio.
      - Come fuggito! Non è vero; egli ha da essere qui... egli deve essere scannato. Fuggito! Ah! cani traditori... voi lo avete lasciato fuggire. Di chi mai fidarci? La mano destra fa da Giuda alla sinistra... e di te, Marzio,... di te da gran tempo sospetto.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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