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      - E voi chi siete?
      - Sono Marzio.
      - Tu sei venuto a godere della mia agonìa?
      - Io non ho mai tradito nessuno; sta' di buon animo... addio.
      - Una volta fra noi non ci tradivamo. Aspetterò... spererò... soffrirò in silenzio; ma deh! Marzio, torna presto se vuoi trovarmi vivo... ho fame... ho freddo... la sete mi consuma.
      Il sangue acceso dalla ira, e il moto violento avevano gonfiato al Conte Cènci la gamba offesa per modo, che non poteva muoversi da giacere. Aveva chiuso gli occhi a torbido sonno; quando si svegliò si provava ad alzarsi, ma la doglia acerbissima non glielo concesse. Digrignava i denti per rabbia, e fra le bestemmie esclamava: e' mi bisognerà fidarmi di cotesto traditore! Allora chiamò Marzio, e questi accorse pronto e taciturno.
      - Marzio, vedi se di te mi fido; prendi la chiave del carcere di Beatrice, e portale pane e acqua....
      - Altro?
      - No... Marzio; mettiti addosso qualche santa medaglia per cacciare via gli spiriti, se mai ti apparissero. Dove qualche voce ti giungesse all'orecchio, non la badare; coteste sono illusioni del demonio: soprattutto scansa i sotterranei a mano manca ... lì moriva di fame il nemico di mio nonno....
      - Eccellenza, perchè non andiamo insieme?
      - Non vedi, morte di Dio! che non posso muovermi?
      - Se vostra figlia fosse ferita l'ho da medicare?
      - No. Ma la credi ferita?
      - Mi sembra, e la sua bellezza potrebbe rimanerne guasta.
      - Io no voglio, per ora, che perda la sua bellezza; più tardi. Costà nell'armario vi è balsamo e terra sigillata(85); se farà bisogno la medicherai.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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