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      Indi in poi segnai il calendario con la punta del mio coltello - ogni giorno fu un rigo di sangue: mi ardeva la pelle; il sangue ubbriaca peggio del vino. Dio giudicherà se io avrei potuto resistere al demonio, che prese possesso dell'anima mia; io non addurrò scusa; se merito pietà voglia perdonarmi, se no mi condanni; ma di quello che ho fatto, e dell'altro che intendo fare, io non so pentirmi... il compito che la vendetta ha posto in mano della morte non è ancora terminato; al mio rosario manca un paternostro - una testa di morto - quella del padre vostro. Nel regno faceva mal'aria per me; venni su quel della Chiesa, ed entrai nella compagnia di Marco Sciarra.
      Quanto commisi da bandito non importa che voi sappiate; così non lo sapesse la Giustizia eterna! Un giorno di sabato, al tramontare del sole, seduto sopra una selce fuori le ultime piante della macchia, teneva le gomita appoggiate su l'archibugio, l'archibugio traverso alle ginocchia, e la faccia appuntellata ai pugni. Aspettava i compagni presso la quercia della Rocca Odorisi per fare le nostre preghiere della sera davanti alla immagine della Madonna attaccata alla querce, e metterci d'accordo su le faccende del domani. L'aria pareva una bocca di forno; il sole, che tramontava, aveva sembianza di un cuore insanguinato dentro un catino di sangue; i capelli lunghi mi si erano rovesciati su gli occhi; e, visti così traverso i raggi vermigli, apparivano anch'essi pieni di sangue come per certa infermità, della quale ho udito ragionare un compagno che ha dimorato un tempo nelle parti della Polonia(86): me li tirai dietro le orecchie; invano.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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