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      - e accompagnato dai popoli del contado, in mezzo al pianto universale, io stesso dava sepoltura al cuor mio: nel calarla giù nella fossa mi mancò il lume dagli occhi, e vi caddi sopra. Quando rinvenni mi trovai seduto in terra; la fossa era riempita, il prete mi sorreggeva piangendo, e alcune donne pietose mi consolarono piangendo. Mi alzai, e me ne andai senza profferire parola.
      Ricercando seppi come da alcuni giorni il conte Francesco Cènci fosse venuto ad abitare la Rocca Petrella, che tra noi si chiama ancora Rocca Ribalda; le tracce di costui erano di sangue. Una voce nel cuore mi disse: egli è l'omicida. Presi a investigare più sottilmente il caso, e per relazione di un garzoncello pastore conobbi, che tutte le sere Annetta andava alla Querce della Vergine, e genuflessa si tratteneva lunga ora a pregare davanti la Immagine. Certa sera il garzone vide passare a cavallo un uomo, che alle vesti ed al portamento gli parve un barone. Costui fermò il cavallo, e stette a considerare la fanciulla finchè essa non ebbe terminata la preghiera: allora andatole incontro, parve che s'ingegnasse di entrare in colloquio con lei; ma essa lo aveva salutato, e tirato innanzi pel suo cammino. La sera successiva il garzone, stando nel medesimo luogo a pascere pecore, vide sbucare dal macchione due bravi, che sorpresa la giovane le bendarono gli occhi e la bocca, e lei, invano dibattentesi, strascinarono via. Il pastore aveva taciuto per paura, adesso parlava per guadagno; sicchè con diligenza ne cavai fuori informazioni precise su le vesti, e su le fattezze dei ribaldi.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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