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      il mio andava ritto alla panca? - E questo avvertiva perchè.
      come quello che industriosissimo uomo era, non aveva messotempo fra mezzo, e con suoi arnesi saputo in breve ora ridurre
      altre chiavi, e adattarle alle serrature dei sotterranei.
     
      Tolto commiato, fingendo apparecchiarsi al viaggio, si posein guardia nella stanza terrena, dove metteva capo il corridore
      che riusciva alla porta dei sotterranei: quivi prese la valigiada trasportarsi sopra le groppe del cavallo; riguardò la
      briglia, le cinghie, la sella e le armi; e come se avesse rinvenutequeste irrugginite pel non uso, con olio e smeriglio si
      tratteneva a polirle, stando sempre con l'occhio avvertito.
     
      Al Cènci, quando parve tempo, persuaso sorprendere Beatrice
      con qualche foglio scritto da lei, o ricevuto di fuori mercè
      il soccorso di Marzio, cauto, ed obliquo a modo del gatto,
      strascinandosi a stento per via della sua infermità, s'ingegnavapenetrare inosservato nella prigione di Beatrice. Marzio, appena
      con la coda dell'occhio lo vide comparire alla lontana,
      scattò la pistola, la quale sparando levava immenso rimbomboin cotesti luoghi chiusi. Lo astuto Conte penetra di un baleno
      la trama; freme in cuore, ma in volto non muta colore, nonistringe sopracciglio: oggimai per cotesto segnale Beatrice era
      stata avvertita, e la sorpresa riusciva invano. Si appressavapacato a Marzio, e con ipocrita ingenuità gli diceva:
     
      - Ma badaci, figliuol mio, un'altra volta; chè ti potrestiguastare una mano.
     
      - Figuratevi! gli è stato proprio casaccio. Restare inabile


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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