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      La Bolla imperatoria non fu simbolo di vanità per l'Aquila Romana; ella strinse veramente nei suoi artigli di ferro l'universo mondo.
      Ma triste glorie furono coteste, e noi le abbiamo scontate. Vera gloria era quella quando una generazione di scheletri prorompendo fuori dalle antiche sepolture abbrancò con le nude ossa pugni di terra romana, e se ne faceva un cuore; drappellava il sudario di morte convertendolo in gonfalone di vita; chiamava un'aquila messaggera dei nuovi messaggi, e San Giovanni le inviava la sua, impaziente di percorrere di nuovo la terra con lo evangelo dei Popoli; supplicava da Dio una spada, e Cristo le poneva nelle mani la sua, che ha lama portentosa di luce. Oggimai sembrava che la nuova fortuna di Roma avesse indirizzato il volo a sicuro viaggio, perchè le sue parole suonavano: "libertà - amore".
      Ahimè! Il sole sul nascere si chiuse dentro ecclissi infernale: da quel buio uscì un rumore, ed era della caduta di Roma nel suo vetusto sepolcro; - uscì eziandio una voce, che disse in suono di singulto: "anche tu, mia sorella?"
      E quando il sole tornò a illuminare la terra di una luce squallida, fu vista tutta una generazione di redenti avviluppata nella sua bandiera come Cesare nella sua toga, quando, percosso dal proprio figliuolo, spirava l'anima sotto la statua di Pompeo. Il vessillo della fede, cadendo, si era tinto nel sangue dei martiri; la speranza, come colomba ferita, batteva le ale verso il paradiso.
      Invero portenti sono eglino questi contro l'ordine naturale delle cose: chè Popoli rivendicati in libertà sieno scesi a immolare un Popolo libero.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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