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      Il Cènci scese, e chiamato l'oste lo interrogò se avessero dalla Petrella mandato somieri per prenderlo.
      - Io non ho visto muli, rispose l'oste con faccia brusca.
      - Ma non si trattenne qui, passando, un mio fante che ha nome Marzio?
      - Non so di Marzio, e non ho veduto marzi, nè aprili.
      Don Francesco aveva mosso codesta domanda ad arte per assicurarsi se fosse stato ucciso Marzio, e per infingersi ad ogni buon riguardo ignaro dell'omicidio; ma poichè l'oste nulla sapeva, gli parve bene simulare una gran collera, e bestemmiò Marzio, e la pigrizia dei servi a soddisfare gli ordini dei padroni, mostrandosi imbarazzato a procurarsi i trasporti; se non che l'oste, burbero sempre secondo il costume dei romani, gli osservò:
      - A che serve imbestialirvi, Eccellenza? E quando avrete bestemmiato tutti i santi del paradiso, avrete fatto apparire muli e cavalli? Se voi altri signori ci levate ancora il privilegio della bestemmia, che cosa vogliate lasciare a noi, poveri vassalli, in fè di Dio io non saprei. - Il vostro fante non gli avrà trovati; sarà caduto infermo nella ròcca; non avrà pensato tanto prossimo il vostro arrivo; lo avranno ammazzato i banditi per la via, e che so io? Si danno tanti casi al mondo! Ad ogni male ci è il suo rimedio. Lasciate fare a me. Voi sapete, che oste viene da ospite; e se la fortuna non mi avesse sempre guardato in cagnesco, vorrei albergare la gente secondo i comandamenti degli Apostoli.
      - Io credeva, rispose il Conte sorridendo, che oste derivasse da un'altra cosa.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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