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      Se avesse albeggiato, od anche fosse stata luna piena, quinci sariasi potuto distinguere la Rocca Ribalda; imperciocchè, passato alcun poca di valle, s'incomincia a salire il colle della Petrella, in cima del quale, sopra una rupe di pietra calcare giallognola, che si fa cenerina dalla ròcca.
      Io co' miei viaggiatori ho percorso buon tratto della campagna; ma quantunque prossimo, non sono arrivato anche al termine del cammino: avanti dunque, chè pochi più passi rimangono.
      La via che conduce alla Ribalda sopra la schiena del colle Petrella è aspra, rotta, e incassata in due ripe donde si rovesciano giù per le pareti pruni, e cespi di macchia cedua ove più radi, ove più folti. Nella stagione delle piogge il sentiero convertendosi in torrente, nè mai le acque giungendo, per la ripidezza dello scolo, a toccare la cima delle sponde che fanno loro di letto, ne avviene che il sentiero largheggi nella base, e si restringa in cima.
      Quando il Conte Cènci con la sua compagnia entrò in questo cammino la luna si era appiattata dietro una nuvola nera, che viaggiava, a cagione della sua mole, più lenta delle altre, sicchè procederono quasi tentoni per un buon quarto di miglio. Allo improvviso la luna liberandosi dalla nuvola gitta un raggio obliquo, ed illumina la scena. Don Francesco alzando la testa vede sbucare fuori delle macchie una moltitudine di strane sembianze affacciate dal ciglione con gli archibugi tesi pronti a sparare. Non vi era scampo a resistere: a fuggire nemmeno, perchè l'erta dirupata rompeva la lena, e la china, oltre all'essere impedita dalla gente stipata dietro le spalle, non presentava intoppi minori.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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