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      - Guarda da legarmi; io non ti perdonerei mai questo oltraggio: impara, villano, a rispettare i gentiluomini.
      - Ah! signore, perdonateci innanzi tratto perchè noi siamo ignoranti, e non sappiamo altro che guardare alle nostre sicurezze. - Questi quattro compagni sono scesi appunto per aiutarmi a legarvi...
      - La comitiva, gridò la voce dall'alto, prosegua il suo cammino. Il Conte Cènci ha da restare con noi. -
      In questo punto un capo si affaccia per un momento all'orlo del ciglione. Beatrice, che era stata attenta a contemplare i varii casi che si succedevano, lo vide, lo riconobbe, e comprese pur troppo qui non trattarsi di sequestro per estorcere danari, siccome costumano ordinariamente i banditi romani e del regno: più terribile intenzione covava lì sotto, nè s'ingannava; perocchè lasciatasi andare giù dal cavallo si pose al fianco del padre, e incominciò a parlare di forza con la faccia levata in su:
      - Il ragnatelo insidia la mosca con reti di bava, e se la porta nel buco per succhiarle il sangue. Voi non siete lupi dello Abruzzo, ma ragnateli di sotterraneo. L'aquila per l'aria vive di preda, e il leone sopra la terra; siate leoni, ed abbiatevi la preda: io non vi parlo di quanto portiamo con noi; questo è già vostro: intendo parlarvi del nostro riscatto. Chiedete; noi siamo pronti a pagarlo; chiedete quanto vi basti ad arricchirvi tutti, e a farvi stare contenti in casa vostra senza le cure della miseria, e il pericolo della forca... noi possediamo danari più che non potete immaginare; fissate voi i limiti del nostro riscatto.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Conte Cènci Abruzzo