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      Urlò questi; e non potendo sopportare l'ambascia, volle ritirare la mano per iscuoterne il fuoco, ma non potè; chè la larva gliela tenne ferma dicendo:
      - Ricevi le stimate del demonio, vecchio ribaldo.
      E il Conte, mugolando per l'insoffribile crucciato, svenne da capo.
      - Non ne può più, esclamarono le larve; lasciamolo a mordere la terra; - e sì parlando si dileguarono con grandissimi scrosci di risa.
      Umana, o divina, cotesta vendetta pungeva acerba davvero, e per quello che sembrava eravamo al principio...
      Lungamente stette privo di sensi il mal capitato conte. Quando con un sospiro tornò in se si sentiva, a refrigerio delle angosce che durava, detergere da mano soccorrevole il sudore della fronte, e con abluzioni di acqua fredda temperare la vampa della febbre che gli ardeva le vene: aperse gli occhi, e gli apparve cosa più delle altre stupenda.
      Beatrice, la sua figliuola, sedutagli al fianco sopra le foglie, che dopo avergli lavato la faccia e fasciato le ferite s'industriava a farlo rinvenire. Le sembianze angeliche della fanciulla spiranti pietà, e il dolce atto di amore avrebbero persuaso i più tristi e villani intelletti, lei essere mossa da impulso dolcissimo di carità; e non pertanto il Conte nell'anima malvagia immaginò subito che la sua figlia fosse complice dei suoi persecutori, e quivi venisse a rampognarlo dei casi passati, e a godere del suo trionfo. Beatrice, tostochè lo ebbe scorto ritornato in se stesso, gli si accostava all'orecchio, e con voce soave gli domandò:


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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