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      .. Ora, come il terrore di provocare il conte Francesco Cènci non gli aveva trattenuti da mettergli le mani addosso? - Ah! qual supplizio di cotesti miserabili avrebbe mai potuto placarlo?
      Già si accostavano al luogo dove accadde l'aggressione, quando, con maraviglia pari allo spavento, videro una mano di banditi sempre appostata, anzi pure con gli archibugi tesi occupare il sentiero. Beatrice agitata da affannosa ansietà si ferma, il Conte si riscuote, e, vista la mala parata, torna sopra i vecchi sospetti interrogando:
      - Mi hai tu condotto qui per vedere la mia morte? Non era meglio lasciarmi uccidere dentro la caverna?
      Beatrice solleva gli occhi al cielo, e sospira; poi abbandonata la cavezza del cavallo, che teneva in mano leggiera e spedita, corre colà dove vede comparire i banditi: ma prima assai di arrivare sul luogo intendendo lo sguardo, si fu accorta dello inganno; onde voltasi al padre lo confortava con voce e con cenni a venire risolutamente avanti.
      - Venite sicuro, chè non vi è pericolo alcuno.
      Il Conte, affidato dallo aspetto e dalle parole di Beatrice, e dall'altra parte considerando come nulla giovasse la diffidenza però che fosse tolta alla fuga ogni via, spinse oltre il cavallo, ed egli pure si fu accorto ben presto come i banditi, a fine d'incutere spavento, e per comparire quattro volte più numerosi di quello che veramente fossero, avevano disposti pali lungo il ciglione della via, e fasciati di paglia e di stracci, dando loro sembiante di banditi messi alla posta.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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