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      Nel tumulto della vita affetti, sensazioni e pensieri ci fanno dimenticare troppo più spesso che non conviene la fuga della nostra vita; ma nel carcere sentirsi misurare i minuti che passano dall'orma del carceriere sul capo, è supplizio che supera la immaginazione. Tu provi quanto tormenti acerbo il Tempo, allorchè deposta la falce prende la lima, e lento, continuo, implacabile ti sega il cranio; e quanto sia angoscioso contemplare speranze, ingegno, anima e corpo disfarsi in atomi, e cadere come limatura di ferro ai tuoi piedi.
      Beatrice nel volgere gli occhi al cielo non prega, e non rampogna; sembra piuttosto che interroghi: "Dio! mi hai tu abbandonato?"
      Le sue parole furono uguali alle estreme che profferì Cristo sopra la croce, prima di declinare il capo, e spirare.
      Io conosco bene la mente selvaggia di uomini superbi, che le avrebbero risposto così: "E chi ti ha detto, folle, che Dio protegge, ed abbandona? Dio non abbandona, nè protegge. La forza misteriosa della sua azione, che si manifesta con la moltitudine delle cose create, getta assidua nello abisso pugni d'arena di oro, e cotesta arena sono stelle. Egli le costringe a moti diversi secondo la legge della loro durata. Se la polvere di questi mondi, animata o no, avvalla o s'inalza, seppellisce sotto di se lo esercito di Cambise(127), o si lascia arare, zappare, e si sottomette a produrre frutto: se piange, o ride, o sta immota superficie di camposanto: se si agglomera in mastodonte, o si sperpera in formiche: se si trasforma in penne di aquila, o nelle fibre inerti del tardigrado, egli non cura questo, e non lo può curare.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Cristo Dio Cambise