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      - O al bosco, o al mare, che importa a te, brutto Giuda? Ah! tu vuoi fiscaleggiarmi? - rispose turbato Olimpio; e il biscazziere, che aveva paura di quel colosso, ritrasse indietro la voglia del sapere imitando la chiocciola, la quale tira a se le corna quando se le sente toccare.
      La sera successiva Olimpio non si pose al solito luogo davanti la tavola del giuoco, sibbene in fondo della stanza col braccio piegato, e la faccia appoggiata alla mano aperta: cacciava fuori dalla bocca con irrequieta prestezza buffi su buffi di fumo, e il suo volto, già abbastanza sinistro, adombrato da cotesta caligine compariva più truce.
      - Il galeone di Acapulco non è arrivato stasera?
      - O perchè non hai condotto il tuo compagno don Marzio?
      - Queste due domande andarono come due frecce a percuotere nel medesimo bersaglio: sicchè Olimpio sentendosi punto, dopo avere bestemmiato al corpo e al sangue, rabbiosamente favellò:
      - Per avere addosso il mantello rosso gli pare essere il Conte Cènci, a cui lo ha rubato...
      - To' consolati, disse il biscazziere mettendogli davanti un boccale di vino.
      Olimpio lo vuotò di un tratto, e sospirando lo ripose su la tavola.
      - Tu non mi vuoi bene, riprese il biscazziere, ed hai torto marcio; e per provartelo, se vuoi una dozzina di ducati da giuocarteli, e rifarti, io te gl'impresterò...
      - E chi ti ha detto, che io non ti voglio bene? Anzi io te nè vo' più che al pane...
      - E quel Marzio, che tu onori come tuo sopracciò, intanto ti bistratta, e ti nega danari...
      - Figurati! Sai tu che cosa mi ha detto quando gli ho esposto che non avevo quattrini?


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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