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      - Di me? - rispose la donna con profondissima convinzione. - In verità io credo che sbagliate, e ch'egli abbia riso di voi, cuore mio dolce.
      - Di me? - Come di me? Egli ci avrebbe pensato due volte... e si alzò, appoggiandosi ai bracciuoli del seggiolone, mordendosi le labbra.
      - Mi pare ch'ei non ci abbia pensato nè manco una, gioia mia: in quanto a me, la Dio grazia, non sono ancora tale; - e così favellando si volse ad uno specchio contornato di larga cornice di ebano appesa in cotesta stanza. Il vetro era verde, come per ordinario a quei tempi si fabbricava nelle officine di Murano a Venezia, e l'umido della muraglia, squagliato il mercurio, ne aveva fatta rifiorire tutta la foglia. La natura veramente con madonna Carmina si era comportata peggio che da matrigna: aggiungete gli anni, parecchie infermità, che non importa dire quali, e il matutino disordine; e, come se tutto questo non fosse anche troppo, il vetro traditore verde, e rifiorito, si mise a parteggiare pel vicario. Ella vi si contemplò dentro, e conobbe in coscienza di non poter sostenere il contrasto. Caso unico, io credo, così nelle antiche come nelle moderne storie: conciossiachè nelle femmine la vanità sopravviva alla bellezza come il fosforo dura a brillare nella notte anche dopo la morte della lucciola. Il Vicario uscì trionfante, però evitava la prova dello specchio: se vi si fosse sottoposto si sarebbe per avventura convinto, che Marzio aveva riso di ambedue.
      Seduto davanti ad una lunga tavola, avendo dall'uno e dall'altro lato due notari, e alla sua presenza schierati tutti gli arnesi della tortura, lo egregio vicario ostentava la fierezza di Scipione Affricano, che monta al Campidoglio in mezzo alle insegne dei popoli debellati.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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