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      ) gli rimase a galla l'agonia di tormentare. Tutto periva in lui tranne la libidine di Vicario criminale, ed a ragione; conciossiachè cotesta qualità per conservarsi non abbisogni punto d'intendimento, bastando il solo istinto di belva. Nei feroci delirii fondò un'alta Corte di Giustizia istituendo offici di sbirro, accusatore, giudice, e boia; e tutte queste incumbenze, come se altrettanti benefizii semplici fossero, accumulò sopra il suo capo, risolvendo da matto quello che già era andato spesse volte per la mente dei savi: voglio dire, che componendo le rammentate cariche diverse specie simpatiche, e relative fra loro, amore di ordine persuadeva a classarle sotto la stessa famiglia, e amore di economia, a cumularle tutte sopra una medesima testa, - almeno in certi tempi e a certi luoghi.
      Il licenziato don Boccale incominciò a processare i volatili del suo cortile: pretesti non gli mancarono, e, comecchè non sapesse col suo cervello matto distinguere gl'innocenti dai rei, nondimeno procedendo perfidamente a tastoni dichiarava, che tutti, o taluni avevano commesso il delitto; e poi, che tutti erano stati complici a farlo, o impotenti a prevenirlo; e finalmente, che il delitto non risultava già da uno o più fatti peculiari, bensì da una congerie di cose connesse, complesse, e per di più continuate; per le quali, e con le quali tutti come felloni, e di perfido cuore, invocato prima il nome santissimo di Lui, che sempre sta vicino a chi lo sa chiamare, tutti dannava irremissibilmente a morte.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Vicario Corte Giustizia Boccale