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      Ma il Vicario, rotto nelle turpi slealtà del suo mestiere, appena profferita la parola del perdono pensò, che se aveva perdonato come uomo, perdonare come magistrato non istava nelle sue facoltà; onde si pose a istruire segretissima procedura di lesa maestà, violenza pubblica, impedita amministrazione di giustizia, e offese qualificate contro il Magistrato nello esercizio delle sue funzioni; insomma rovesciò il sacco del codice criminale contro donna Carmina. Tutto questo bastava, e ce ne avanzava, per una condanna di morte: e così fu. Il giudice profferì sentenza capitale, e da quel giorno in poi ogni sua cura pose per mandarla ad esecuzione.
      Certa notte, che donna Carmina dormiva placidamente, il buon marito le passò cheto cheto il laccio intorno al collo, e poi di un tratto la tirò su per le traverse del cielo del letto. Compita la opera riprese sonno tutto contento, e la mattina si mise a sedere sul letto aspettando che la Carmina si svegliasse, per godere della sua sorpresa nel trovarsi impiccata(142).
      Lo trasportarono nell'ospedale dei pazzi dove un giorno, per ammazzare l'ozio, non potendo impiccare altri, impiccò se stesso alle inferrate della stanza.
      Oh! si fosse impiccata con lui tutta la generazione dei Vicarii criminali.
     
     
     
     
      CAPITOLO XXII.
     
      LA TORTURA.
     
      Barbarigo "Egli non versò una lacrima.
      Loredano "Due volte gridò.
      Barbarigo "Un santo lo avrebbe fatto anche con la coronaceleste davanti gli occhi, se fosse stato sottomesso
      a così barbara tortura; ma eglinon chiese misericordia.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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