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      Appena lo ebbe scorto, quegli gli disse:
      - Monsignore l'eminentissimo Cardinale Maffeo ha mandato un donzello del Governatore al palazzo, affinchè adoperasse ogni diligenza per trovarvi, e consegnarvi questo paio di sproni(146).
      - Sproni! E non ha egli soggiunto altro?
      - Sì; ha soggiunto, che tornato l'Eminentissimo di campagna aveva trovato in palazzo monsignore Taverna che lo aspettava; e dopo essere rimasto chiuso lungo tempo con lui, l'Eminentissimo aveva aperto appena l'uscio della camera e dato gli sproni al donzello, dicendogli "subito a monsignore Guerra"; e poi era tornato dentro.
      Guido soprastette alquanto a meditare; poi, come illuminato da subita luce, esclamò:
      - Ho capito!
      In casa Cènci protratta per qualche altro tempo penosamente la veglia, tacquero tutti. I fanciulli erano stati condotti a giacere, onde ne seguitava un silenzio profondo solo interrotto dal fruscìo delle tende seriche, agitate appena da una bava di vento. Ognuno desiderava separarsi, e, come avviene, a nessuno bastava l'animo di proporlo; quando ad un tratto si ode un rumore sordo... cresce... si distingue il calpestìo di molta mano di persone, e vi si mesce strepito di arme.
      Don Giacomo si leva, preso da maraviglia e da spavento, incamminandosi verso la porta per ispecolare che nuovità fosse. Appena giunto a mezzo cammino, si aprono gli usci fragorosi, e un'onda di sbirri allaga non pure il luogo ove stavano convenuti i Cènci, ma anche tutta la casa. Alcuni rimasero sopra le soglie delle stanze con le spade sguainate, per impedire lo accesso da un luogo ad un altro.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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