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      - Aristippo recita in bigoncia i sermoni di Zenone, che ha imparato a mente dopo il convito. Continuate, filosofi; in breve spero persuaderete il Popolo a risparmiare le vesti, e a cuoprirsi di foglie di fico come il primo Padre Adamo. La gaia vita che stanno per filarti queste Parche novelle, o Popolo! "lavorare, soffrire, e morire". Suonate le cornamuse, intuonate il peana a questi pellegrini Benefattori della Umanità. Davvero così appare fronzuto l'albero della felicità del Popolo, che merita bene andare potato dei rami rigogliosi. Noè, ch'era quel gran patriarca che tutto il mondo onora, e favellava col Creatore a tu per tu, per essersi inebriato una volta tagliò egli forse le viti? No certamente; annacquò il vino, e continuò a bere; conciossiachè il vino letifichi il cuore dell'uomo. Licurgo, pazzo melanconico, recise le viti; ma Bacco crucciato operò in guisa, che costui scambiando le proprie gambe pei tralci se le tagliasse di netto; e Bacco fece bene.
      Guido si risovvenne allora dell'oste della Ferrata; e ricordando in quella stretta le parole di contrassegno, ch'ei gli aveva dato, scese improvviso nella grotta dei carbonari. Quivi costoro battezzavano quotidianamente il carbone con copia di mezzine di acqua; non mica per lavarlo dalla macchia del peccato originale, bensì perchè crescesse di peso: onesta pratica, che si costuma anche adesso; avvegnadio le cose buone una volta scoperte, ragion vuole che tanto presto non si dismettano. I carbonari, quantunque Guido comparisse senza usbergo fra loro, sbigottirono come il Pastore allo apparire di Erminia: senonchè Guido a rassicurarli incominciò:


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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